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Poeta, io ti richeggio per quello Dio che tu non conoscesti, a ciò ch'io fugga questo male e peggio,

Transitional serif font inspired by the italian’s lettering tradition, particular by the street sign letters you can find around Florence. All elements are designed to be elegants and easy-to-read, even in a long block of text.

The Fera Text is freely inspired by the typographical tradition of the Florence’s municipality and its streets.Letters shape, contrasts, junctions, stems, teardrops, they are the result of careful research carried out on the Dante’s streets, redesigned in a contemporary mood.
The Fera Text sports a true italic with an angle value between 18 and 20 degrees, like a true handmade calligraphy.  

Supported Languages
Afrikaans; Albanese; Alto Sorabo; Asu; Basco; Basso Sorabo; Basso Tedesco; Bena; Bosniaco; Capoverdiano; Catalano; Cebuano; Ceco; Chiga; Coloniese; Cornico; Corso; Creolo Mauriziano; Croato; Curdo; Danese; Embu; Esperanto; Estone; Faroese; Filippino; Finlandese; Francese; Friulano; Gaelico Scozzese; Galiziano; Ganda; Giavanese; Groenlandese; Gusii; Ido; Indonesiano; Inglese; Interlingua; Irlandese; Islandese; Italiano; Jola-Fony; Kai; Kalenjin; Kamba; Kikuyu; Kinyarwanda; Lettone; Lituano; Lojban; Luo; Lussemburghese; Luyia; Machame; Makhuwa-Meetto; Makonde; Malese; Malgascio; Maltese; Mannese; Maori; Meru; Ndebele Del Nord; Ndebele Del Sud; Norvegese Bokmål; Norvegese Nynorsk; Nyanja; Nyankole; Occitano; Oromo; Polacco; Portoghese; Romancio; Rombo; Rumeno; Rundi; Rwa; Samburu; Sami Del Nord; Sami Di Inari; Sango; Sangu; Sardo; Sena; Shambala; Shona; Slovacco; Sloveno; Soga; Somalo; Sotho Del Nord; Sotho Del Sud; Spagnolo; Sundanese; Svedese; Swahili; Swati; Taita; Taroko; Tedesco; Tedesco Svizzero; Teso; Tsonga; Tswana; Turcomanno; Ungherese; Vallone; Vunjo; Walser; Wemba; Wolof; Xhosa; Zulu

Year ↳ 2022
Specimen ↳ FeraText.pdf
Styles ↳ 6
OpenType ↳ Of course
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Dante godette di grande prestigio presso i contemporanei; ne fa fede l'opera del suo ammiratore per eccellenza, Giovanni Boccaccio, che ci ha tramandato un “De origine vita, studiis et moribus Dantis Aligerii”, meglio conosciuto come “Trattatello in laude di Dante” e un “Comento” sopra la “Commedia” che ancor oggi costituiscono fonti imprescindibili di approfondimento e di discussione storiografica. La fama di Dante fu addirittura “popolare”: l'aneddotica ricorda come i versi della “Commedia” corressero anche sulle bocche di popolani illetterati.
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È il terzo dei tre regni dell'Oltretomba cristiano visitato da Dante nel corso del viaggio, con la guida di Beatrice: Dante ne dà una precisa collocazione spaziale come per Inferno e Purgatorio, anche se la sua descrizione è molto lontana da quella di un luogo fisico e si fa più astratta man mano che l'ascesa procede. Il poeta immagina la Terra sferica e immobile al centro dell'Universo, circondata da dieci Cieli che costituiscono appunto il Paradiso (la sfera del fuoco separa il mondo terreno da quello celeste): i primi nove Cieli sono sfere concentriche che ruotano attorno alla Terra, ciascuno governato da un'intelligenza angelica, mentre il X (l'Empireo) è immobile e si estende all'infinito
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L'Inferno è, dunque, una profonda cavità a forma di imbuto che si apre sotto Gerusalemme e raggiunge il centro della Terra. È composta da nove cerchi. Dante e Virgilio infatti percorrono il loro cammino girando lungo i gironi che pian piano si spingono a spirale giù in profondità. Man mano che si scende, i cerchi si restringono; infatti minore è il numero dei peccatori puniti nei cerchi, che via via sono più lontani dalla superficie. I cerchi più grandi si trovano più in alto perché più diffuso è il peccato che in essi è punito e maggiore è il numero dei peccatori condannati. Più si scende, più si è lontani da Dio e maggiore è la gravità del peccato punito. L'ottavo cerchio, detto Malebolge, ha una struttura articolata, composta da 10 fossati divisi da muretti sormontati da ponticelli
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Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende. Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi a vita ci spense. Queste parole da lor ci fuor porte.
E io a lui: «Poeta, io ti richeggio per quello Dio che tu non conoscesti, a ciò ch'io fugga questo male e peggio, che tu mi meni là dov' or dicesti, sì ch'io veggia la porta di san Pietro e color cui tu fai cotanto mesti».
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